Giordania, Petra e il Tesoro del Faraone

Petra, la città rosa scolpita nella roccia

­ "Petra è il più bel luogo della terra... non per le rovine, ma per i colori delle sue rocce tutte rosse nere con strisce verdi e azzurre.
Non saprai mai cos'è Petra in realtà, a meno che tu non ci venga di persona. "­

                                        - Lawrence d'Arabia -

                                                                          

Le rovine dell’antica città nabatea di Petra

Plasmata dal vento e dal deserto, Petra è il sogno di qualunque viaggiatore, divenuta il monumento simbolo di tutta la Giordania.

L'intera città è oggi un grande sito archeologico, ed è Patrimonio mondiale dell'Unesco dal 1985.

Non a caso è stata utilizzata come set nelle scene di numerosi film, tra i quali il famosissimo "Indiana Jones e l’ultima crociata", "Dune" o "Lawrence d'Arabia", solo per citarne alcuni.

 

Visitare Petra era veramente uno dei nostri sogni, tra le prime mete nella nostra lista dei "luoghi da visitare almeno una volta nella vita".

Ammirare le meraviglie di Petra è stato emozione pura, un sogno che prendeva vita un passo dopo l’altro, mentre ci avventuravamo nello stretto e profondo canyon di arenaria che conduce alla “città rosa”.

 

Le rocce e il deserto l’hanno protetta per secoli, come un tesoro prezioso.

Non è difficile immaginare quale fu la sorpresa per Johann Ludwig Burckhardt, l’esploratore svizzero che nel 1812 fece l’incredibile scoperta di questo complesso archeologico, rivelando a tutto il mondo Petra, l’antica capitale dei Nabatei, laborioso popolo arabo che si stabilì nel sud della Giordania più di 2.000 anni fa.

 

Qualche cenno storico...

Petra, la città fondata dai Nabatei intorno al VI secolo A.C. nel deserto del Wadi Musa.

La ricchezza di Petra aveva origine nel commercio carovaniero. Fino a sette vie confluivano nella città del deserto, da dove transitavano i prodotti destinati ad Alessandria, Gerusalemme, Damasco, Apamea (nell’odierna Siria) e molte altre città. Le fonti letterarie, come il Periplo del mar Eritreo (un testo anonimo risalente probabilmente al I secolo d.C.) e Plinio, descrivono dettagliatamente le ingenti tasse a cui erano soggette le merci che circolavano attraverso il regno nabateo, riportando cifre che si aggirano addirittura tra il venticinque e il cinquanta per cento del loro prezzo. Questo carico fiscale, insieme all’elevato valore dei prodotti commercializzati, come seta, bitume, incenso, spezie o mirra, e all’enorme quantità di merce trasportata, permettono di comprendere lo splendore raggiunto dal regno nabateo, che si avvantaggiò inoltre del fiorire dei commerci incentivato dalla pax romana di Augusto.

Per quanto riguarda la storia del regno nabateo, mancano dati diretti che permettano di tracciarne una cronologia oggettiva. Dobbiamo accontentarci delle informazioni archeologiche e delle notizie isolate offerte dalle fonti classiche, essenzialmente Strabone, lo storico greco Diodoro Siculo (I secolo a.C.), e lo storico ebraico Flavio Giuseppe (I secolo d.C.). Questa documentazione permette di constatare che alla metà del II secolo a.C. esisteva a Petra una famiglia reale, attestata da Strabone, anche se è possibile che l’istituzione monarchica fosse antecedente ad Aretas I, considerato tradizionalmente il primo re nabateo, in quanto il suo nome è citato nella più antica iscrizione nabatea ritrovata, risalente al 168 a.C. A partire da quel momento si consolidarono le strutture del regno e s'iniziò a costruire la necropoli reale. I diversi sovrani avrebbero fatto a gara per riuscire a edificare facciate sempre più belle e spettacolari per le loro tombe, modellate nelle pareti rocciose di Petra.

 

Il sito archeologico

Abbiamo deciso di pernottare in un hotel molto vicino a sito per iniziare la visita al mattino presto ed evitare il caldo afoso.

Ci è sembrata un'ottima idea farci accompagnare, lungo il tragitto, da una guida locale, per conoscere la storia di Petra e per cogliere dei particolari, lungo il percorso, che altrimenti avremmo perso.

Il Siq, la gola di Petra

Una volta varcato l'ingresso del sito, ci siamo incamminati lungo la strada che si insinua fra le alte rocce Siq, una gola rocciosa formata dall’allontanamento di una faglia geologica naturale. 

Il canyon che conduce alla città nascosta si fa ad ogni passo più stretto, tanto che in alcuni punti non vi sono più di 2 metri fra una parete e l'altra.

E' veramente uno spettacolo ammirare come la natura, nel corso dei secoli, abbia plasmato il paesaggio, creando un incredibile labirinto di rocce e pareti, ed un gioco di colori che varia a seconda della luce del giorno.

 

Il Tesoro del Faraone

Percorrendo circa due chilometri fra le alte e tortuose pareti del siq, dove la gola si fa ancora più stretta ed i raggi del sole non riescono a penetrare, ecco stagliarsi davanti ai nostri occhi El Khasneh al Faroun, ovvero il Tesoro del Faraone, il monumento simbolo di Petra: la sua facciata perfettamente simmetrica e finemente cesellata nella roccia della montagna è così maestosa da togliere il fiato.

 

Si tratta di un Tomba, la cui facciata è stata completamente scavata nella roccia, in stile ellenistico.

Rimarrete incantati ad ammirare la facciata scavata nella roccia ed i dettagli che la compongono! La nostra guida ci ha invitato a prestare attenzione alla grande urna posta in alto al centro della facciata: al suo interno si credeva fosse nascosto il tesoro del faraone (ecco il motivo del nome). I fori di proiettile testimoniano come la popolazione locale abbia tentato di prenderne il contenuto, scoprendo poi che si trattava solo di roccia. 

El Khasneh al Faroun è la monumentale tomba del re nabateo Areta III (I secolo a.C.). All’interno, sotto l’attuale piano di calpestio, ci sono quattro camere mortuarie risalenti al I sec. d.C, il periodo di maggiore espansione della città.

Il Tesoro, fotografato prima la mattina... e poi nel tardo pomeriggio...

A seconda del momento della giornata la luce del sole regala un colore diverso.

Ma cosa si trova all'interno del Tesoro?

Nella maggior parte delle tombe non c'è praticamente nulla. 

All'interno del Tesoro è rimasta una stanza vuota priva di decorazioni artificiali, sotto la quale, nel 2004,  sono stati rinvenuti scheletri di 13 esseri umani e delle offerte per i defunti.

Si crede che qui sia sepolto il re nabateo Aretas III.  Purtroppo questa parte non è accessibile ai turisti..

 

La Strada delle facciate

La visita di Petra prosegue a destra del Tesoro, verso la "Strada delle Facciate", chiamata anche "Siq esterno": a differenza del tratto iniziale il percorso si apre e si allarga e accoglie oltre 40 tombe e decine di abitazioni, costruite dai Nabatei, tutte scavate nella roccia secondo il loro tipico stile architettonico, caratterizzato da facciate pulite e geometriche.

 


Il Castello della Ragazza e la tomba incompleta, tempio dedicato alla divinità nabatea Dushara

Il Grande Tempio e la piazza del mercato, con la sua piscina olimpionica

 

Il Monastero

Al Deir (in arabo «il monastero ») è l'edificio più noto di Petra dopo il tesoro, a cui somiglia molto, anche se la sua facciata ha meno ornamenti. il Monastero.

Dopo il ristorante The Basin, in cui ci siamo fermati per rifocillarci, si procede per la via che conduce al Monastero, un percorso in salita, composto da circa 800 scalini scavati a mano nella roccia.

 

Una volta giunti in cima vi troverete di fronte ad una imponete e mastosa costruzione.

Edificato dai nabatei nel III secolo a.c. come tomba, forse per re Obodas I, re divinizzato, che regnò dal 96 all'86 a.c..
Il Monastero deve il nome alla presenza di croci scolpite sulle pareti dei suoi ambienti interni, evidentemente utilizzato come chiesa in epoca bizantina. Il cortile davanti al Monastero era un tempo circondato da colonne e probabilmente utilizzato per le cerimonie sacre.

La facciata del monumento è larga 45 metri ed è alta 42 metri. Si tratta di una tomba o un edificio legato a un rito funerario, infatti un'imponente urna funeraria alta ben 9 metri è alla sua sommità ed è accessibile solo da una scala.

L'interno è composto da una grande stanza nella parte inferiore della quale vi è un podio accessibile da una piccola scala

La tomba sorge in una posizione unica, con uno speciale punto panoramico da cui è possibile ammirare in lontananza la Palestina. 

Qualche consiglio per visitare il sito archeologico di Petra

 

  • Potete acquistare il biglietto di ingresso direttamente al centro visitatori oppure scegliere il Jordan Pass che include il visto per la Giordania, 40 attrazioni gratuite e 1, 2 o 3 ingressi a Petra, rispettivamente al costo di 70 JD, 75 JD o 80 JD 
  • Visitare Petra in una giornata non sarà una passeggiata! Il percorso è lungo, a volte faticoso, ma in una giornata è possibile a vedere le attrazioni principali del Sito.  Consiglio  di soggiornare nelle immediate vicinanze in modo da iniziare la visita al mattino presto.  Mettete in conto di percorrere circa 13 km, e l'ultimo tratto per raggiungere il Monastero è quello più impegnativo. Ma arrivati in cima i vostri sforzi saranno ampiamente ripagati            Quindi armatevi di scarpe comode e bottiglietta d'acqua e cominciate il vostro meraviglioso percorso.
  • 2 giorni a Petra sono un buon compromesso per scoprire le principali attrazioni, scelta consigliata se parteciperete anche a "Petra by Night".
  • Potete decidere di visitare Petra accompagnati da una guida locale oppure in autonomia. Orientarsi all’interno del sito è molto semplice in quanto il sentiero principale si sviluppa su un’ampia strada che segue una gola naturale. 
  • E' possibile scaricare  la mappa offline dall’App Maps.me in cui troverai tutti i sentieri ben segnalati. 

 

Ed infine...

Se vi preoccupa dover percorrere tutta questa strada, sappiate che è possibile raggiungere il Tesoro anche a bordo di una golf car elettrica: all'andata vi porterà fino al Tesoro, dove vi attenderà nel pomeriggio per il tragitto di ritorno, fino all'uscita. Chiedete alla biglietteria circa la possibilità di abbinare il transfer al biglietto di ingresso.

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Un'esperienza estremamente divertente, che vi eviterà di percorrere tutto il percorso in salita fino al Monastero, è quello di fare un tratto in groppa ad un asinello.

Ma non vi immaginate la passeggiatina bucolica sopra l'asinello... è tutt'altro!!

Questi asinelli sono abituati a salire e scendere più volte al giorno questi sentieri, portando anche oggetti molto pesanti avanti e indietro, per cui la loro andatura è molto sostenuta e la passeggiata può risultare poco comoda. 

Tendono a percorrere il sentiero nei punti più impervi, non seguendo la strada delineata, ma arrampicandosi a volte tra le rocce e passando al lato della strada, a filo con il "burrone".

Beh, io ho voluto provare a farne una parte... ho urlato per l'ansia ma anche riso a crepapelle per tutto il percorso!

 - Foto di Gianluca Cerulli -

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